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Informazioni utili online sulla parola italiana «gergo», il significato, curiosità, sillabazione, frasi di esempio, definizioni da cruciverba, definizioni storiche, rime, dizionario inverso. Cosa vuol dire.


Gergo

Utili Link

Significato su Dizionari ed Enciclopedie online
Hoepli | Sabatini Coletti | Treccani | Wikipedia

Informazioni di base

La parola gergo è formata da cinque lettere, due vocali e tre consonanti. Divisione in sillabe: gèr-go. È un bisillabo piano (accento sulla penultima sillaba).

Frasi e testi di esempio

»» Vedi anche la pagina frasi con gergo per una lista di esempi.
Esempi d'uso
  • Oggi i giovani usano un gergo particolare quando parlano fra loro.
  • Se continui ad esprimerti nel tuo gergo volgare e praticamente incomprensibile, non otterrai la benché minima attenzione.
  • Parlava con un gergo del profondo sud davvero incomprensibile.
Citazioni da opere letterarie
La Storia di Elsa Morante (1974): «Allora, ché sta a parlare tanto di Dio, se nemmanco ci crede!» sbottò per proprio conto il sensale, gonfiando un poco la gota con aria di fastidio. Frattanto, siccome il suo comparuccio di partita, l'ambulante, grattandosi un orecchio secondo il loro gergo, lo consultava a distanza su una mossa del gioco, lo autorizzò col termine: «Mena!», e l'ambulante prontissimo buttò sul tavolo la sua carta.

L'alfier nero di Arrigo Boito (1867): Anderssen si arroccò alla calabrista, come dice il gergo della scienza, cioè pose il re nella casa del cavallo e la torre nella casa dell'alfiere. Poi piantò gli occhi nel volto del nemico. Il negro, fatta che vide la mossa tanto sperata e tanto attesa, tornò a fissare più intensamente che mai l'alfiere segnato, e acceso dalla emozione e dalla sua natura tropicale, non si curava né anche di temperare gli slanci della sua fisionomia.

Il giardino dei Finzi-Contini di Giorgio Bassani (1962): Sedettero composti, senza far rumore quasi per nulla. Unica eccezione la signora Regina. Nel momento che veniva fatta adagiare in una sedia a sdraio, pronunciò con voce forte, da sorda, due o tre parole nel gergo di casa. Si lamentava della “mucha” umidità del giardino a quell'ora. Ma accanto a lei vigilava il figlio Federico, il quale, a voce non meno forte (neutra, tuttavia, la sua: un tono di voce che anche mio padre sfoderava ogni qualvolta in ambiente “misto” pretendeva di comunicare con qualcuno di famiglia, ed esclusivamente con lui), fu pronto a farla tacere. Badasse a stare “callada”, cioè zitta. C'era il “musafìr”.

Giochi di Parole

Giochi enigmistici, trasformazioni varie e curiosità. Vedi anche: Anagrammi per gergo
Definizioni da Cruciverba di cui è la soluzione
Definizioni da Cruciverba in cui è presente
»» Vedi tutte le definizioni
Cambi
Cambiando una lettera sola si possono ottenere le seguenti parole: gerlo, gorgo, tergo, vergo.
Cambiando entrambi gli estremi della parola si possono avere: terga, terge, tergi, verga.
Scarti
Rimuovendo una sola lettera si può avere: ergo. Togliendo tutte le lettere in posizione pari si ha: grò.
Parole contenute in "gergo"
ergo.
Lucchetti
Scartando le parti in comune (in coda e poi in capo), "gergo" si può ottenere dalle seguenti coppie: gela/largo, gerla/lago, gerle/lego, gerlo/logo.
Usando "gergo" (*) si possono ottenere i seguenti risultati: * gola = gerla; * gole = gerle.
Cerniere
Scartando le parti in comune (prima in capo e poi in coda), "gergo" si può ottenere dalle seguenti coppie: lager/gola.
Usando "gergo" (*) si possono ottenere i seguenti risultati: * lager = gola; gola * = lager.
Lucchetti Alterni
Scartando le parti in comune (in coda oppure in capo), "gergo" si può ottenere dalle seguenti coppie: gerla/gola, gerle/gole, lager/lago, ranger/rango.
Usando "gergo" (*) si possono ottenere i seguenti risultati: * largo = gela; * lago = gerla; * lego = gerle; * logo = gerlo; lago * = lager; rogo * = roger; rango * = ranger.
Intarsi e sciarade alterne
Intrecciando le lettere di "gergo" (*) con un'altra parola si può ottenere: * moli = germoglio.

Definizioni da Dizionari Storici

Vocabolario dei sinonimi della lingua italiana del 1884
Dialetto, Vernacolo, Parlata, Gergo - Il Dialetto, ben dice il Tommaseo, è particolare linguaggio, parlato in una provincia , che per la differenza di alcuni vocaboli o modi, o costrutti, o desinenze, o pronunzie, si scosta dall’uso delle altre provincie. Il Dialetto è nella sostanza, almeno per la maggior parte, la pasta medesima della lingua comune, se non quanto è più o meno alterato nell’accidente e nella forma esteriore. – Il Vernacolo è quella lingua tutta familiare che si parla dal popolo minuto, e che, tanto nella pronunzia, quanto anche in certe forme e certi costrutti, si scosta dal parlare comune, sia pur esso un dialetto. - Parlata è il modo come un popolo parla per rispetto, più che altro , alla pronunzia e alle forme dialettali. - Gergo è parlare oscuro e tutto convenzionale tra certe classi di persone; e si compone o di parole alterate o capricciose, o dato ad esse un significato diverso dal loro proprio. [immagine]
Dizionario dei sinonimi - Zecchini del 1860
Linguaggio, Lingua, Idioma, Favella, Dialetto, Gergo, Loquela, Locuzione - Linguaggio, può dirsi ogni qualunque mezzo con cui l’uomo ottiene di spiegare i suoi concetti, sia di segni, di gesti, di parole: il linguaggio degli occhi, quello del cuore è sovente citato da romanzieri e da poeti: lingua veramente può dirsi quella che ha parola o frase appropriata ad esprimere qualunque idea, e che ha regole fisse; cioè vocabolario e grammatica. Se non ha ogni parola necessaria, se è retta da poche e insufficienti regole, o da particolari convenzioni, se non è parlata che da pochi o da soli iniziati, non è che un povero gergo. Le lingue vive son parlate da popoli intieri e da nazioni; le linque morte lo furono. Idioma, dal greco idios, è proprio il linguaggio particolare di una nazione; direi quasi l’insieme della lingua e de’ dialetti che ne promanano. Favella è il dono che ha l’uomo di parlare, articolando parole; la loquela è proprio la facoltà di parlare, cioè di muovere speditamente la lingua; la loquela riguarda il moto materiale della lingua che parla; la favella le parole che dice ispirate dall’intelletto che in sì fatta guisa esprime i suoi raziocinii, i concepimenti suoi; la favella, come l’intelletto e la ragione, sono i principali e generali caratteri che più distinguono l’uomo dagli altri animali: i muti sono privi della favella, pure, mercè le cure dell’abate de l’Epée, dell’abate Sicard, dell’abate Assarotti, tre ecclesiastici, or sono dotati d’un linguaggio che equivale ad una lingua, e in una lingua o più si esprimono e scrivono. Locuzione è termine grammatico o rettorico. Vediamo la figliazione delle parole e delle idee, locuzione, elocuzione, eloquenza; la locuzione riguarda la lingua come arte: le cattive elocuzioni imbastardiscono la lingua. I dialetti sono figli delle lingue: più ritengono in sè de’ caratteri della lingua madre quanto più la popolazione cui servono è vicina al centro nel quale essa lingua madre si parla: mano a mano che se ne allontanano, più se ne discostano nelle forme, ne’ modi, e più vi si rinvengono caratteri dell’altra lingua al cui centro si vanno avvicinando: pigliamo per esempio il dialetto genovese e il piemontese; il primo ha in sè molti più elementi dell’italiano, il secondo moltissimi già del francese, a cui la posizione geografica del paese lo avvicina: da Firenze a Genova mano a mano il dialetto si trasforma; da Genova a Torino assume mano a mano altri caratteri. [immagine]
Dizionario Tommaseo-Bellini del 1865-1879
Gergo - [T.] S. m. Il parlare oscuro, furbesco, non compreso fuorchè da quelli che son fra loro convenuti de' significati delle parole ch'essi usano, tra metaforiche e inventate a capriccio. (Gh.) T. Fr. Jargon, in ant. Jergon; Spagn. Gerigonca; non da Barbaricus, nè da Greco, Ven. Grego, nè da Chierico o Chierco (in ant. Uomo dotto), nè dal Celt. Garg, Aspro, Duro; contuttochè, chi parla gorgogliando e in gola, non sia bene inteso. Aff. a Ergo, onde il fr. Ergoter, Usar linguaggio pedantesco e strano, a sproposito. Rammenta l'altro fr. Argot, e il nostro ven. Zergo. V. anche GERGONE e GERGOLO. = Salvin. Annot. Fier. Buon. 4. 4. 26. (Mt.) Sotto nome di Lingua zerga, quasi ̔Ιερὰ, onde il franzese jargon; n'è stampato un curioso libretto in Venezia e in Firenze. Galat. 55. (C) Di quelle voci accozzate insieme si compone quel favellare che ha nome enigma, e in più chiaro volgare si chiama gergo. (T. Qui mal confusi. Il gergo ha dell'enimmatico, ma non ogni enimma è gergo.) – Voce di gergo; non del ling. usit. – Fare un gergo, apposta, per non essere intesi. – Gergo de' collegi, delle carceri. [L.B.] L'avevano e forse l'hanno ancora que' della bassa polizia, che chiamavasi anche Lingua birresca.

2. Linguaggio corrotto. Salvin. Dis. acad. 3. 143. (Gh.) Quel linguaggio, o piuttosto gergo, ne venne, che, perchè dal romano buono era nato, si chiamò romanzo. T. Gergo rustico. Certi dialetti, o varietà di dialetti, paiono Gerghi agl'ignoranti e ai leggieri, ma sono reliquie o germi di lingue.

3. Ogni linguaggio che affettatamente o inutilm. si allontana dall'uso com. T. Gergo diplomatico; avvocatesco; medico; scientifico; rettorico; filosofico, che ora, nell'Italia liberata, è un Gergo tedesco. – Gergo poetico, di latinismi, di frasi contorte, di metafore lambiccate, di viete eleganze.

4. Di parlare oscuro, anco che le voci e i costrutti diano senso chiaro. Ceccher. Az. Aless. Med. 58. (Gh.) Man. In vero, sig. Domenichi, che io rimango quello che già fui nella nostra compagnia de' Diversi. Tov. Messer Lodovico, io non intendo il gergo; di grazia, vostra signoria si degni farcelo palese. Dom. Dirovvi: noi eravamo… Galat. 56. (C) Se alcun forestiero per mia sciagura si abbattesse a questo trattato, egli si farebbe beffe di me, e direbbe che io t'insegnassi di favellare in gergo, ovvero in cifera (cifera è propriam. diversi caratteri; ma può, per più segretezza, mettersi in cifera un gergo). Bern. Orl.2. 3. 43. Sempre in calmone e per gergo ragiona. Corsin. Ist. Mess. 4. 330. (Gh.) Seppe ingarbargliela così bene, che Cortes, senza punto intendere il gergo, gli rendè grazie di tanta generosità. T. Quando non si capisce, o si fa le viste di non capire, l'intento di un discorso: Che gergo è cotesto? – Gergo che non s'intende.

5. Dall'oscurità delle parole a quella dei fatti è passaggio il seg. Corsin. Ist. Mess. 3. 325. (Gh.) Solamente il signore di Matalzingo, parente anch'egli di Montezuma nell'istesso grado, a cui andavano per la mente li stessi pensieri di regnare, intese il gergo di Cacumazin; e, tirando a guastargli i disegni, soggiunse… E 5. 602. Quando seppe il lavoro che si faceva su la laguna, rimase, nel suo sè, così brutto, di non avere inteso prima il gergo di tante dilazioni, che proroppe in minacce contro il nemico.
Gergo - [T.] Agg. Lingua gerga o zerga. V. GERGO s. m.
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Parole di cinque lettere: geode, geodi, geova « gergo » gerla, gerle, gerli
Vocabolario inverso (per trovare le rime): targò, targo, letargo, ergo, albergò, albergo, usbergo « gergo (ogreg) » emergo, riemergo, immergo, sommergo, aspergo, tergo, detergo
Indice parole che: iniziano con G, con GE, parole che iniziano con GER, finiscono con O

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