La Setajuola di Cesare Cantù (1878): Quella straducola riesce appunto alla sua povera casetta, sulla soglia della quale sta un uomo, strambellato nel vestire e pien di lordume, dondolandosi sopra un piede, appoggiato allo stipite della portella con una mano alla cintola, l'altra nel giubbone; e fuma una pippa di corno, e guarda. Tutto annunzia in lui la disadattagine e l'abitudine dell'ozio: scaruffati i capelli; sciamannata la giubba che slabbra da tutte le parti; grinzose le calze e a bracaloni; e dal suo occhio trapela quell'isvanita ilarità che sul volto improntar suole il turpe vizio dell'ubriachezza.
Quaderni di Serafino Gubbio operatore di Luigi Pirandello (1925): Per levarmela davanti le avrei dato uno spintone, anche a rischio di farle ruzzolare la scala! Che strazio molle! che cosa! Quella vecchia sorda, istolidita, senza più un dente in bocca, col mento aguzzo che le sbalzava orribilmente fin sotto il naso, biasciando a vuoto, e la lingua pallida che spuntava tra le labbra flaccide grinzose, e quegli occhiali grandi, che le ingrandivano mostruosamente gli occhi vani, operati di cateratta, tra le rade ciglia lunghe come antenne d'insetto!
Con gli occhi chiusi di Federigo Tozzi (1919): Il cavallo s'era arrestato con un movimento brusco, ripiegando le gambe dietro. Era lungo e magro: uno di quei cavalli dalla testa alta e le mandibole enormi. Tra i finimenti, su cui luccicavano le borchie d'ottone, tutte le sue costole si dilatavano nel respiro. Un filo d'avena gli era rimasto tra le labbra grinzose, infilato sotto il morso. Si sorreggeva, appoggiandosi agli stanghini. Puzzava di sudore. |