Le meraviglie del duemila di Emilio Salgari (1907): «Abbiamo camminato colle invenzioni, mio caro zio» disse Holker. «Ah! ecco il pranzo.» Un sibilo acuto era sfuggito da una piccola fessura della mensola, poi una porticina si era aperta automaticamente all'estremità della lastra di metallo che si univa alla tavola e una piccola macchina, seguita da sei vagoncini di alluminio di forma cilindrica, s'avanzò, correndo su due incavi che servivano da rotaie.
Lontano di Luigi Pirandello (1902): E il Cleen se ne andava. Anche quel vecchio, con la sua tirchieria diffidente, gli era venuto in uggia. Si recava su la spiaggia, tutta ingombra di zolfo accatastato, e con un senso profondo d'amarezza e di disgusto assisteva alla fatica bestiale di tutta quella gente, sotto la vampa del sole. Perché, coi tesori che si ricavavano da quel traffico, non si pensava a far lavorare più umanamente tutti quegli infelici ridotti peggio delle bestie da soma? Perché non si pensava a costruire le banchine su le due scogliere del nuovo porto, dove si ancoravano i vapori mercantili? Da quelle banchine non si sarebbe fatto più presto l'imbarco dello zolfo, coi carri o coi vagoncini?
Sulle frontiere del Far-West di Emilio Salgari (1908): Attraversato l'ampio piazzale sul quale mettevano capo tutte le gallerie diramantisi sotto la sierra Escalada, tutto ingombro di rotaie di ferro, di vagoncini, di cataste di legname destinato alle armature, John si fermò dinanzi ad una apertura larga a malapena due metri ed alta qualche centimetro di più, ed alzò nuovamente la torcia, guardando la fiamma. |