Cenere di Grazia Deledda (1929): Affacciato alla finestra, Anania si abbandonava ai suoi sogni nostalgici. L'odore delle viole, le nuvole rosee, il tepore della primavera, tutto gli ricordava la terra natia, i vasti orizzonti, le nuvole che dalla finestra della sua cameretta egli vedeva affacciarsi o tramontare fra gli elci dell'Orthobene. Poi ricordava la pineta di monte Urpino, il silenzio delle cime coperte d'asfodeli e di iris violette, il mistero dei viali vigilati dal puro sguardo delle stelle. E la figura diletta di Margherita dominava i freschi paesaggi natii, circondata di asfodeli e di gigli selvatici, coi capelli di rame sfumati nel fulgore del cielo metallico.
Sulle frontiere del Far-West di Emilio Salgari (1908): Al nord si stendeva la grande pianura, che rasentava le montagne, ricca di erbe rigogliose che avrebbero fatto la fortuna di migliaia di allevatori di bestiame, ma cosparsa per lo più da folte macchie di boschetti cedui, di aceri, di noci, di quercie, di ontani, di piante del cotone che bagnavano le loro radici in numerosi torrenti; al sud invece si stendeva l'infinita prateria coperta d'immense graminacee, di girasoli, di artemisie, di gruppi di salvia, di menta, di asfodeli, di semprevivi campestri e di buffalo-grass, l'erba preferita dai bisonti.
Le colpe altrui di Grazia Deledda (1920): Frate Zironi zappava nel suo piccolo orto. Una pioggia violenta aveva nella notte devastato ogni cosa; gli steli delle cipolline spezzati come aghi di vetro ficcavano le punte nella terra fangosa; le foglie colme di acqua delle lattughe divelte parevano barche naufragate; ma tutto scintillava ai raggi caldi del sole e giù nel bosco gli usignoli cantavano con gorgheggi così fluidi che al fraticello pareva bastasse varcare la muriccia per trovarsi in un giardino di rose e di ciliegi fioriti, con tante fontane in mezzo agli asfodeli. |