La luna e i falò di Cesare Pavese (1950): Fin qui ero salito un tempo, dove finiva il cortile della casa dello Spirita. Ci venivamo in novembre a rubargli le nespole. Cominciai a guardarmi sotto i piedi - le vigne asciutte e gli strapiombi, il tetto rosso del Salto, il Belbo e i boschi. Anche Nuto adesso rallentava, e andavamo testardi, sostenuti.
Fior di Sardegna di Grazia Deledda (1917): Quella valle si chiamava di «Muschias;» era una regione fertilissima, calda, che dava i frutti più squisiti del sud, dagli aranci al fico, dalle nespole al cedro, — cosa insolita nelle parti montuose della Sardegna, — ma che ne' mesi caldi dell'anno riusciva fatale per la malaria. Marco ci possedeva un magnifico frutteto.
Col fuoco non si scherza di Emilio De Marchi (1900): Era partito, anzi fuggito, davanti a una ruvida domanda:— Che c'entra lei?— e ritornava col puntiglio di dimostrare che intendeva non entrarci per nulla, né per il passato né per l'avvenire, né per debiti né per crediti, e di lasciare a ciascuno la sua libertà di dire e di fare quel che credeva suo diritto. Era un gran colpo per un uomo che si era pasciuto di così lunghe speranze: ma è inutile far conto sopra le nespole che non vogliono maturare nemmeno sulla paglia: c'è da far stridere i denti e null'altro. |