Con gli occhi chiusi di Federigo Tozzi (1919): E scappò dalla parte opposta della capanna: il padrone s'incamminava verso l'aia, con le sue scarpe enormi, respirando forte e alzando e abbassando un poco il capo. Pietro continuò a starsene lì, sbocconcellando, con un sasso che s'era ritrovato in tasca, la cantonata della capanna. Si sbucciava le nocche, ma non sentiva niente. Domenico lo guardò; e si mise a ridere con Enrico, l'assalariato che lo seguiva.
I promessi sposi di Alessandro Manzoni (1840): Convien credere però che non ci si mettesse con tutta quella buona voglia che sapeva impiegare nell'ordir cabale, e nel suscitar nemici al suo gran nemico Enrico IV; giacché, per questa parte, la storia attesta come riuscisse ad armare contro quel re il duca di Savoia, a cui fece perder più d'una città; come riuscisse a far congiurare il duca di Biron, a cui fece perder la testa; ma, per ciò che riguarda quel seme tanto pernizioso de' bravi, certo è che esso continuava a germogliare, il 22 settembre dell'anno 1612.
Una Burla Riuscita di Italo Svevo (1926): Meritava perciò l'invidia e l'odio. Enrico Gaia non gli risparmiava i sarcasmi e sapeva talvolta anche sopraffarlo parlandogli di affari e di posizione economica. Ma ciò non gli bastava, perché Mario stesso amava di ridere del proprio stato. Il Gaia avrebbe voluto strappargli il sogno felice dagli occhi a costo di acciecarlo. Quando lo vedeva entrare in caffè con quella sua aria di chi guarda le cose e le persone con l'eterna, viva, serena curiosità dello scrittore, egli diceva torvo: “Ecco il grande scrittore”. E infatti Mario aveva l'aspetto e la felicità del grande scrittore. |