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Informazioni utili online sulla parola italiana «arroganza», il significato, curiosità, sillabazione, frasi di esempio, definizioni da cruciverba, definizioni storiche, rime, dizionario inverso. Cosa vuol dire.


Arroganza

Utili Link

Significato su Dizionari ed Enciclopedie online
Hoepli | Sabatini Coletti | Treccani | Wikipedia

Informazioni di base

La parola arroganza è formata da nove lettere, quattro vocali e cinque consonanti. In particolare risulta avere una consonante doppia: rr. Lettera maggiormente presente: a (tre). Divisione in sillabe: ar-ro-gàn-za. È un quadrisillabo piano (accento sulla penultima sillaba).

Frasi e testi di esempio

»» Vedi anche la pagina frasi con arroganza per una lista di esempi.
Esempi d'uso
  • L'arroganza è spesso sinonimo di ineducazione, secondo me.
  • La tua arroganza ha superato ogni limite, datti una regolata!
  • In determinati contesti lavorativi e non, l'arroganza sembra di casa.
Citazioni da opere letterarie
Acqua e lì di Luigi Pirandello (1897): E allora il dottor Calajò, che da anni ha lasciato correre, senza mai aprir bocca con nessuno, insorge contro tutti, indignato, e grida che la denunzia non l'ha ancor fatta, ma la farà, e non solo contro Piccaglione, ma anche contro il sindaco e contro la Giunta e il Consiglio municipale, che osano con tanta arroganza e sfacciataggine proteggere un impostore.

Gli Uomini Rossi di Antonio Beltramelli (1904): Ciò non pertanto, l'animo suo fiero e settario non si arrese. Se non era possibile, secondo la norma di onestà comunemente osservata, far ritornare i giovani ciascuno al loro nido e non parlarne più; se non era possibile, data l'accanita campagna dei repubblicani, stendere un velo su l'atto inconsulto che un figlio della Chiesa aveva compiuto per impulso di leggerezza, ben altre vie si presentavano per trionfare su la tracotante arroganza de' suoi fieri nemici e per far sì che in nulla l'integrità di un clericale potesse essere violata.

Resurrezione di Elena Di Fazio (2021): «Forse era un mistero inconoscibile fin dall'inizio. E la nostra è stata solo arroganza.» Il colonnello smise di parlare, poi produsse un suono a metà tra un sospiro e una risata sommessa. «Mia nipote lo aveva capito prima di noi. “Nei film e nei fumetti gli alieni sono sempre cattivi, dovete cacciarli via!”»

Giochi di Parole

Giochi enigmistici, trasformazioni varie e curiosità. Vedi anche: Anagrammi per arroganza
Definizioni da Cruciverba di cui è la soluzione
Definizioni da Cruciverba in cui è presente
Cambi
Cambiando una lettera sola si può ottenere: arroganze.
Scarti
Scarti di lettere con resto non consecutivo: arra, rogna, roana, ronza, rana.
Parole contenute in "arroganza"
ganza, arroga. Contenute all'inverso: ago.
Sciarade incatenate
La parola "arroganza" si può ottenere (usando una volta sola la parte uguale) da: arroga+ganza.

Definizioni da Dizionari Storici

Vocabolario dei sinonimi della lingua italiana del 1884
Arroganza, Presunzione, Alterigia, Alterezza, Superbia, Albagia - L'Arroganza è il vizio di colui che attribuisce a sè stesso forza e sufficienza sopra a quella che ha, per la quale tratta ciascuno come da meno di sè. - La Presunzione procede dal reputarsi abile e dotto sopra il vero. La prima presume di avere; questa di fare. - Alterigia è quando altri, o per essere ricco, o per aver titoli e gradi, considera ciascuno come da meno di sè, e guarda dall'alto in basso. - Alterezza è Alterigia posta in atto. - Superbia è un reputarsi eccellente in ogni cosa e il mostrarne segno negli atti e nelle parole, sfatando ogni cosa altrui. - L'Albagia, per ultimo, è una pomposa vanità, che partecipa, sfiorandoli, di tutti i vizii già descritti. [immagine]
Dizionario dei sinonimi - Zecchini del 1860
Boria, Alterigia, Alterezza, Superbia, Orgoglio, Burbanza, Ambizione, Vanità, Vanagloria, Arroganza, Presunzione, Albagia, Pretensione - La boria è la manifestazione della superbia, è un rigonfiarsi per cose vane e insulse, e quel voler far trasparire negli atti esterni il merito che si ha, o la gloria che si crede ridondare su noi da vani titoli, da altezza di parentele o di aderenze, e perfino dalla grandezza della nazione a cui s'appartiene: la boria spagnuola era passata in proverbio; ora hanno ad essere più dimessi, avendo perdute le miniere del Perù e quasi ogni altra ricca possessione da cui essa prendeva il maggiore alimento. Burbanza è peggiore di boria poichè racchiude eziandio l'idea di dure parole verso di altri, e di atti insolenti. La superbia è la torbida fonte da cui tutti questi malnati sentimenti derivano: poichè la superbia è nell'intimo del cuore, è la cancrena che ne corrode la carità; e l'uomo anche più povero e in apparenza più umile può essere cordialmente e profondamente superbo. La superbia adunque, se talora pur s'appalesa nell'opere, qualche volta se ne sta nascosta, specialmente quando non può all'altezza del sentimento proprio gli atti esterni adeguare; ed è appunto allora che una certa modestia chiamasi falsa: l'orgoglio invece è superbia smascherata e palese; egli è più odioso della superbia, perchè più manifesto, perchè molte volte più vano ne' suoi motivi, e forse perchè essendo cosa tutta artificiale non ha la scusa che, come passione vera, porta con sè la superbia nell'umana fiacchezza. L'alterigia molto partecipa dell'orgoglio; questo però è più nella riflessione, quella più nel carattere; questo talora per ostentazione d'una falsa virtù propria non bada a piccole offese se gli vengon da persone di molto inferiori e ch'egli conta per nulla al mondo; questa invece di ogni cosa s'adonta, si lagna, s'accende; l'orgoglio è serio e severo, l'alterigia preoccupata, irascibile. L'alterezza fra tutte le fasi e metamorfosi della superbia è la meno dannevole: val quasi un sentir alto di sè e delle cose che ci toccano; e come il sentir bassamente può essere vigliaccheria o conseguenza di profonda depravazione, perciò una certa alterezza nell'uomo è scusabile: può essere una esagerazione di delicati sentimenti, di naturale ritrosia, cui l'uomo fornito di vera carità dovrebbe sorpassare; ma se non è sentimento virtuoso, non può dirsi neppure vizioso a tutto rigore. L'albagia è un principio di boria, un misto di vanità e di presunzione; il suono e il senso della voce alba di cui è composta induce a farmela concepire come una presunzione o vanità giovanile più compatibile che ridicola. L'ambizione è desiderio d'onore o di distinzioni onorifiche: la superbia nell'ambizione sta nascosta molto accuratamente, poichè se v'è chi ambisce onori e glorie mondane, v'è perfino chi ambisce parere umile e santo: l'ambizione sacrifica o dissimula anche l'orgoglio per giungere ai suoi fini; in questo caso può dirsi che non ha di superbo che lo scopo. Una giusta e moderata ambizione, quella che risulta dalla coscienza del vero merito, quella che non ricerca che il dovuto premio a diuturni sforzi, a faticosi studii, non solo è innocente ma è pur commendevole, e sarà uomo dappoco chi non ambisce aver fama di galantuomo e d'uomo onesto. La vanità e una vana illusione che ci facciamo circa il proprio nostro merito, e quel voler trarre vanto da cose da poco o da nulla: vanità delle vanità! come ben la definisce la Scrittura. E' difetto della mente, piuttosto che vizioso affetto del cuore; «proviene da leggerezza e da vacuità» dice Tommaseo; è il pascolo degli sciocchi che amano rigonfiarsi di vento; è lo scoglio delle donne e di quegli uomini che alle donne somigliano, per cui la forma esterna, o per meglio dire la veste è tutto, e nulla credono degno di stima in altri e in sè che la vana apparenza.

«La vanagloria è un po' men fatua della vanità: s'aggira intorno cose un po' più serie, le considera in modo più serio: è una specie d'ambizione, ma desiderosa non d'altro che della stima degli uomini. La vanagloria è men leggera della vanità, ma più innocua della superbia, dell'orgoglio; meno brigante dell'ambizione; meno ardita o audace della presunzione o dell'arroganza; si sfoga d'ordinario in parole». Tommaseo.

Il vanaglorioso troppo amante delle lodi degli uomini è capace di mentire alla propria coscienza per ottenerle; questa gloria così mercata è vana, falsa e colpevole. La presunzione deriva in gran parte dalla vanità; chi non conosce bene le proprie forze, chi travede circa i meriti proprii presume più che non può fare: se poi la presunzione è sostenuta con immoderate parole, con provocazioni, con isfrontate accertazioni di capacità, è arroganza: arrogare a sè è quasi voler credere che ci sia dovuta una cosa necessariamente; or l'uomo nulla è più disposto a negare quanto ciò che era già pronto a dare, se ne venga con arroganza richiesto: l'arrogante è adunque il meno scaltro de' superbi, degli orgogliosi, de' presuntuosi, de' vani. La pretensione non sarà biasimevole se non passerà i limiti del dovere e della giustizia: l'uomo può e deve avere la pretensione di essere rispettato; ma se avesse quella che altri lo lodasse, anche meritandolo, sarebbe uno scioccone, e per poco un pazzo. [immagine]
Dizionario Tommaseo-Bellini del 1865-1879
Arroganza - [T.] S. f. Opinione del proprio merito arditamente dimostrata, con desiderio di cosa che vada oltre al proprio merito; o Pretesa di cose che non vi spettano; o un Manifestare i proprii sentimenti, di qualunque genere siano, tale che dimostra essere da voi non solo desiderata, ma richiesta l'attenzione e la riverenza. T. Cic. Vana arroganza. – Grave, Intollerabile. – Stolta, Sfacciata. Ma non ogni arroganza è sfacciata, nè ogni sfacciataggine è arroganza. L'Arroganza è provocatrice, ma meno della Burbanza; la quale può essere tutta ne' segni esteriori senza richiedere e prendere. Dall'arroganza odio; dall'insolenza arroganza, Cic. Può l'Arroganza non insolentire, ma richiedere l'indebito con pertinacia tranquilla e troppo uguale a se stessa; può l'Insolenza de' leggeri e de' deboli essere non arrogante, perchè disperati d'ogni vantaggio. Poi l'Insolenza è sempre ne' modi, l'altra nel sentimento altresì. La superbia è madre dell'arroganza; ma la superbia ambiziosa sa dall'arroganza astenersi. Cic. Superbiam fastidium arrogantiamque fugiamus. Imperfette, ma non false, le due def. seg. Ott. Com. Dant. Inf. 8. 32. (C) Arroganza un gonfiamento d'animo in riputarsi più degno e maggiore ch'e' non è: e per questo non rende debita reverenza a Dio. Pass. 221. Arroganza per la quale l'uomo si tiene e si crede esser maggiore e migliore che gli altri. T. Bern. Orl. 8. 5. L'arroganza, e la prosunzione La quale Iddio ha sempre abbominata. Prov. Tosc. 252. Abbondanza è vicina d'arroganza. – L'abbondanza foriera è d'arroganza. (Non solo la ricchezza, ma ogni agevolezza e copia di beni.)

G. V. 6. 3. 1. (C) Così si mostrò per divino giudicio, che i Pisani avessono quella disciplina per la loro arroganza e ingratitudine. Mor. S. Greg. In questa quarta specie d'arroganza spesso trascorre l'animo dell'uomo. Serm. S. Agost. Non si conviene a noi che siamo nel diserto, usciti del mondo, avere arroganza. [Cam.] Adr. Plut. Op. 1. 95. Deh! cessa ormai d'usar quest'arroganza, Che a tua persona ben si disconviene. T. Ces. Arrogantia uti. = Morg. 10. 33. (C) Io vo' vedere Chi è costui c'ha in sè tanta arroganza.

T. Se ogni arroganza è odiosa, quella dell'ingegno e della eloquenza è peggio di tutte molesta, Cic. Arroganter preiudicare aliquid, et ad arbitrium suum revocare. – Arroganza nel voler insegnare cose maggiori di sè, Cic.

T. Discorso pieno d'arroganza. – Lodare l'opera propria senza arroganza, Cic.

T. Cedere all'altrui arroganza, Liv.

T. Scemare l'arroganza, Deporla, Cic.
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