- Nel sogno di Neera (1893): Nei caldi meriggi dell'estate specialmente, egli raccoglieva i suoi parrocchiani all'ombra maestosa delle quercie e, umile in mezzo agli umili, parlava loro da fratello a fratelli, usando il dialetto famigliare a tutti, evitando le citazioni, servendosi della parola del Signore nella sua forma più umana per poter giungere fino all'ultimo dei cuori, fino al piccoletto cuore dei fanciulli a cui egli permetteva di trastullarsi intorno a lui.
- Cenere di Grazia Deledda (1929): Olì vagava qua e là, con gli occhi velati di passione; nei lunghi crepuscoli luminosi e nei meriggi abbaglianti, quando le montagne lontane si confondevano col cielo, ella seguiva con uno sguardo triste i fratellini seminudi, neri come idoletti di bronzo, e mentre essi animavano il paesaggio con le loro grida di uccelli selvatici, ella pensava al giorno in cui avrebbe dovuto abbandonarli per partire con Anania.
- Arabella di Emilio De Marchi (1888): Dalle impannate socchiuse entrava, insieme al riverbero verde e al tremolio delle foglie del vicino pioppo, il soffio caldo dell'aria che scorreva sui prati. Nell'aia deserta chiocciavano le gallinette. La gran pace dei caldi meriggi di settembre cadeva sul casolare isolato nel verde e penetrava nella rustica stanza dell'inferma non addobbata che da piccoli quadri, da corone e da immaginette attaccate all'uscio.
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