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Informazioni utili online sulla parola italiana «venustà», il significato, curiosità, definizioni da cruciverba, definizioni storiche, rime, dizionario inverso. Cosa vuol dire.


Venustà

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Liste a cui appartiene

Lista Terminanti con l'accento sulla a [Ventilerà, Ventosità « * » Veracità, Verbalizzerà]

Informazioni di base

La parola venustà è formata da sette lettere, tre vocali e quattro consonanti.

Frasi e testi di esempio

Citazioni da opere letterarie
I Viceré di Federico De Roberto (1894): ― Conciliar l'invenzione del concetto con la venustà della forma: difficoltà precipua dello stile epigrafico.... L'obolo.... centuplicato.... non so se mi appongo....

L'isola del giorno prima di Umberto Eco (1994): Si era lasciato frastornare dal suo ondisonante esilio, cercando sempre un altro se stesso: pessimo in Ferrante, ottimo in Lilia, della cui gloria voleva farsi glorioso. E invece amare Lilia significava volerla come lui stesso era, consegnati entrambi al lavorio del tempo. Sino ad allora aveva usato la bellezza di lei per fomentare l'insozzarsi della sua mente. L'aveva fatta parlare mettendole in bocca le parole che lui voleva, e di cui era pure scontento. Ora l'avrebbe voluta vicino, innamorato della sua sofferente beltà, della sua voluttuosa macilenza, della sua grazia illividita, della sua infievolita venustà, delle sue magre nudità, per accarezzarle sollecito, e ascoltare la sua parola, quella di lei, non quella che lui le aveva prestato.

Giochi di Parole

Per i giochi di parole vedi venusta e l'elenco degli anagrammi.
Definizioni da Cruciverba di cui è la soluzione
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Definizioni da Cruciverba: Un'infante appena venuta al mondo, Venute alla luce, È venuto dopo Benedetto XVI, Una vera signora, Storico capitano di ventura.

Definizioni da Dizionari Storici

Vocabolario dei sinonimi della lingua italiana del 1884
Bellezza, Leggiadria, Vaghezza, Grazia, Venustà - Anche qui parla il Grassi; il suo articolo è lungo, e non in tutto adattato al disegno nostro; ma è così bello e così vero che non posso lasciarlo.

«La Bellezza non è altro che una ordinata concordia e quasi un'armonia occultamente risultante dalla composizione, unione e connessione di più membri diversi, e diversamente da sè e in sè, e secondo la loro propria qualità e bisogno, ben proporzionati e in certo modo belli, i quali, prima che alla conformazione d'un corpo si uniscano, sono tra loro differenti e discrepanti (1).

«La Leggiadria (stando sempre all'uomo, anzi più particolarmente alla donna), vien definita dallo stesso Firenzuola in questi termini:

«La Leggiadria non è altro che una osservanza di una tacita legge data e promulgata dalla natura nel muovere, portare, adoperare così tutta la persona insieme, come le membra particolari, con grazia, con modestia, con gentilezza, con misura, con garbo; in guisa che nessun movimento, nessun'azione sia senza regola, senza misura o senza disegno.»

«Quindi è che la Leggiadria dà l'attrattiva alla Bellezza, la quale per sè non ne ha abbastanza (2)

«La grazia, prosegue il Firenzuola, non è altro che uno splendore, il quale si eccita per occulta via da una certa particolar unione di alcuni membri, che noi non sappiamo dire: ei son questi, e' son quelli insieme con ogni consumata bellezza, ovvero perfezione, accozzati e ristretti, e accomodati insieme: il quale splendore si getta agli occhi nostri con tanta lor diligenza, con tanto soddisfacimento del cuore e contento della mente, che subito è lor forza volgere il nostro desio a quei dolci raggi tacitamente .... E chiamasi grazia, perciocchè ella fa grata e cara la persona, in cui risplende questo raggio, questa occulta proporzione si diffonde.»

«Vaghezza è da Vago, e questo nome, secondo il Firenzuola, significa tre cose: la prima, Movimento da luogo a luogo, come ben mostra il Petrarca:

Riduci i pensier vaghi a miglior loco.

«La seconda, Desiderio; come è appresso il medesimo:

Io son sì vago di mirar costei.

«La terza, Bello. Il Petrarca pure:

Gli atti vaghi e gli angelici costumi.

Dal primo significato, cioè Movimento, ne è tratto Vagabondo; e da Vagabondo, che è quel medesimo che Vago, ne è tratto il secondo, cioè desideroso; perciocchè una cosa che è in moto e va vagando or quinci or quindi, par che accenda di sè maggior desiderio in altrui, che una che stia ferma e la quale noi possiam vedere a posta nostra. E con ciò sia che paja necessario, che tutte quelle cose noi desideriamo, noi le amiamo; e non si potendo amar cosa, che non sia, o non ci paja, bella, però ha ottenuto l'uso del comune parlare, che Vago significa Bello, e Vaghezza, Bellezza; ma in questo modo particolare nondimeno, che Vaghezza significhi quella Bellezza, che ha in sè tutte quelle parti per le quali chiunque la mira, forza gli è che ne divenga vago, cioè desideroso, e divenutone desideroso, per cercarla e per fruirla, stia sempre in moto col cuore, in viaggio co' pensieri e colla mente, divien vagabondo.

«E' dunque Vaghezza una beltà attrattiva, inducente di sè desiderio di contemplarla e di fruirla.

«Tanto importa la dignità nell'uomo, quanto la Venustà nelle donne. Perciocchè la dignità nell'uomo non è altro che un aspetto pieno di riverenza e di ammirazione; la Venustà adunque nella donna sarà uno aspetto nobile, casto, virtuoso, riverendo, ammirando e in ogni suo movimento pieno d'una modesta grandezza.

«Di fatto, per quanto vaga, leggiadra e bella possa essere una donna scostumata, essa non può più aver vanto di venustà, che sta propriamente nella femminil dignità, che è la modestia, e procede da quella Venere celeste che gli antichi dissero madre di tutte le virtù.

«Alcuni di questi nomi si adoperano pure nelle cose delle belle arti, ed hanno in questo caso diversa, ma non opposta definizione: e Bellezza chiamasi comunemente dagli artisti la giusta e squisita proporzione delle parti e dei colori.

«La Grazia, dicono i pittori e gli scultori, sta nella movenza, ed è quella piacevolezza di movimento, la quale accresce la bellezza, ed alle volte è più gradita. Si considera nel soave moto di tutto il viso, ed anche negli occhi e nella bocca, nel favellare e nel ridere, nel moto delle mani e d'altre membra, e finalmente nella persona tutta, che soavemente atteggi senza stiracchiamento o affettazione.

«Leggiadria è un certo portamento della persona rappresentata in pittura così leggiero ed agile, ch'e' pare che ella si muova, e quasi non abbia peso, ma leggerissimamente si sostenti: è proprio della gioventù.

«Bellezza è generico, e si dice di ogni cosa che abbia concordia e buona proporzione di parti.

«Leggiadrìa, grazia, e vaghezza possono stare senza la bellezza, ma non la venustà, che è sua compagna.

«La leggiadrìa risplende particolarmente nel movimento, la grazia negli atti, la venustà nel contegno.

«La vaghezza è piuttosto fuori della persona, è qualità estrinseca, la quale è piuttosto nel desiderio eccitato in altri.

«Lasciando de' loro inimitabili pregi, troverai la leggiadria e la vaghezza nell'Ariosto; nel Tasso la grazia e la venustà; la bellezza in tutti e due.

«Vaghezza di colori usa il Vasari, e Vago chiamano i pittori un quadro, il merito principale del quale sia nel colorito che alletta i più.

«La Leggiadria e la Grazia, parlando d'atti e di movimenti, pare che differiscano particolarmente in questo, che la Leggiadria è più vivace, la Grazia più riposata. La Grazia sfugge ogni sforzo, ogni affettazione; la Leggiadria rende talvolta amabili l'uno e l'altro.»

(1) «Comecchè malagevolmente esprimere appunto si possa, che cosa bellezza sia, nondimeno .... voglio che sappi, che dove ha convenevole misura fra le parti verso di sè, e fra le parti e 'l tutto, quivi è la bellezza; e quella cosa veramente bella si può chiamare, in cui la detta misura si trova .... vuole essere la bellezza uno quanto si può il più.» (Casa, Galateo, cap. 26). - «La bellezza non è altro che una grazia, che di proporzione e di convenienza nasce e d'armonia nelle cose; la quale, quanto più è perfetta nei suoi soggetti, tanto più amabili essere ce gli fa e più vaghi; ed è accidente negli uomini non meno dell'animo che del corpo.» (Bembo, Asolani, libro 3).

(2) «Non è altro leggiadrìa, che una cotale quasi luce che risplende dalla convenevolezza delle cose, che sono ben composte e ben divisate l'una coll'altra e tutte insieme: senza la qual misura .... la bellezza non è piacevole.» (Galateo, cap. 28). [immagine]
Dizionario dei sinonimi - Zecchini del 1860
Bellezza, Leggiadria, Venustà, Bello, Leggiadro, Avvenente, Vago - «Bellezza sta nella proporzione e nell'ordine delle parti, e nel colorito; leggiadrìa, nel moto o nella mossa, o nell'atteggiamento, e nella convenienza piacevole. Il bello è regolare, il leggiadro non sempre, ma fornito di grazia. Il bello desta in noi maraviglia talvolta; il leggiadro, piacere». Gatti.

Venustà è quella bellezza piena e solida che potrebbe dirsi bellezza artistica, degna della statuaria; è bellezza maestosa. Avvenente ha una certa affinità d'eufonia con conveniente da poter far credere affini anche le loro significazioni: avenant, dicono i Francesi, qui a bon air, bonne grâce; ora, ciò che ha bella grazia ci conviene più di ciò che l'ha cattiva; onde potrebbe dirsi che l'avvenenza è quella bellezza che maggiormente ci va a genio, e piace a' nostri occhi, ciascuno nel nostro particolare: uno trova avvenente ciò che ad altri non piace punto punto. Ciò che è vago è incerto, sfuggevole; vaghezza poi suona desiderio; onde, vago e vaghezza è quel bello estrinseco che sa destare desiderio di sè, ma forse passeggiero. [immagine]
Dizionario Tommaseo-Bellini del 1865-1879
Venustà - S. f. Leggiadria, Eleganza, Grazia, Bellezza. Venustas, aur.

T. Venustà, Eleganza. Venustà dice Eleganza più fine, più amabile; una venere che spira dalle forme, dagli atti. (Venere, da Venio; onde il bellissimo nostro Avvenente.)

T. L'eleganza può essere in una parte soltanto; la Venustà è nell'intero. Io veggo una bocca elegante in viso invenusto; veggo una fronte elegantissima, un tondeggiare delicato di guancie, ogni cosa pregevole a parte a parte; e il tutto non mi dà quell'aria di venustà che piace all'anima, e la rasserena. La venustà, al dir di Tullio, è più propria alle donne.

Fir. Dial. bell. donn. 335. (C) Venustà, adunque, nella donna sarà un aspetto nobile, casto, virtuoso, riverendo, ammirando, e in ogni suo movimento pieno d'una modesta grandezza. E 344. Vedremo che cosa è leggiadria; che vuol dir vaghezza; che intendiamo per la grazia, che per la venustà. E 368. Con tanta grazia e con tanta, venustà; che voi non avete cagione da riporvi, ma sì bene di mostrarvi più che voi non fate. E As 156. La presero a domandare qual fosse la cagione, che con sì brutto piglio ella adombrasse la venustà de' suoi occhi scintillanti. [Cors.] Tass. Dial. 2. 108. La venustà non è il medesimo che la bellezza, ma è un fiore che da essa spunta. [Cont.] Dolce, Dial. Pitt. 264. Questa, che voi dite venustà, è detta da Greci charis, che io esporrei sempre per grazia. [P.Occell.] Foscol. Graz. II. 319. Un moto, un atto, un vezzo Mandano agli occhi venustà improvvisa, Che diffondon le Grazie.

2. T. Senso letter. Venustà dello stile. V. VENUSTO.
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Parole in ordine alfabetico: venturo, venula, venule, venusiana, venusiane, venusiani, venusiano « venustà » venuste, venusti, venusto, venuta, venute, venuti, venuto
Parole di sette lettere: venture, venturi, venturo « venustà » venuste, venusti, venusto
Vocabolario inverso (per trovare le rime): mangusta, disgusta, augusta, giusta, aggiusta, riaggiusta, ingiusta « venustà (atsunev) » pusta, frusta, rifrusta, susta, vetusta, vetustà, atta
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