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Informazioni utili online sulla parola italiana «grazia», il significato, curiosità, forma del verbo «graziare», sillabazione, frasi di esempio, definizioni da cruciverba, definizioni storiche, rime, dizionario inverso. Cosa vuol dire.


Grazia

Forma verbale

Grazia è una forma del verbo graziare (terza persona singolare dell'indicativo presente; seconda persona singolare dell'imperativo presente). Vedi anche: Coniugazione di graziare.

Utili Link

Significato su Dizionari ed Enciclopedie online
Hoepli | Sabatini Coletti | Treccani | Wikipedia

Informazioni di base

La parola grazia è formata da sei lettere, tre vocali e tre consonanti. Divisione in sillabe: grà-zia. È un bisillabo piano (accento sulla penultima sillaba).

Frasi e testi di esempio

»» Vedi anche le pagine frasi con grazia e canzoni con grazia per una lista di esempi.
Esempi d'uso
  • Le danzatrici si muovevano sul palcoscenico con estrema grazia e in perfetta sincronia.
  • Chiedere una grazia, probabilmente retaggio di epoca medioevale, è ancora tradizione diffusa in molte zone dell'Italia.
  • È stata chiesta la grazia per la condannata a morte.
Citazioni da opere letterarie
Profumo di Luigi Capuana (1892): Le pareva che quell'avvenimento avrebbe risoluto mirabilmente ogni difficoltà della sua vita. In che modo? Non ne aveva un'idea chiara; capiva però che la risoluzione poteva scaturire soltanto di là, e provava un gran bisogno di ringraziare Dio e la Madonna che le avevano concessa quella grazia.

L'appuntamento di Ada Negri (1917): Era, per lei, come stappare una fiala di essenze e tenerla accostata alle nari fino a svenirne. L'amore!... Con tutti i volti, tutti i nomi, tutte le fiamme, tutte le carezze, tutte le lagrime. Viverlo, almeno un giorno!... La donnina biondetta, magretta, un po' incolore, ma suffusa d'una certa sua grazia fluida, si guardava nello specchio e si chiedeva: Sono dunque così brutta, che nessuno mi ha desiderata, sinora?... —

Azzurro tenebra di Giovanni Arpino (1977): Già il nano Houseman aveva lanciato se stesso in uno zigzagare lieve, astuto. Oscillò tra i tronchi immobili azzurri, ecco il nano che aggira Tarcisio la Roccia, scocca il sinistro con la grazia balistica dell'uomo che conosce anche il più sordido dei biliardi. Arcuandosi all'indietro San Dino deve subire il sacrificio.
Espressioni e Modi di Dire
  • Colpo di grazia
  • Troppa grazia sant'Antonio

Giochi di Parole

Giochi enigmistici, trasformazioni varie e curiosità. Vedi anche: Anagrammi per grazia
Definizioni da Cruciverba di cui è la soluzione
Definizioni da Cruciverba in cui è presente
»» Vedi tutte le definizioni
Cambi
Cambiando una lettera sola si possono ottenere le seguenti parole: grafia, grazie, grazio.
Cambiando entrambi gli estremi della parola si può avere: orazio.
Scarti
Rimuovendo una sola lettera si può avere: grazi. Togliendo tutte le lettere in posizione pari si ha: gai.
Altri scarti con resto non consecutivo: gaia, raia.
Zeppe (e aggiunte)
Aggiungendo una sola lettera si può avere: graziai.
Parole con "grazia"
Iniziano con "grazia": graziai, graziamo, graziano, graziare, graziata, graziate, graziati, graziato, graziava, graziavi, graziavo, graziammo, graziando, graziante, grazianti, graziasse, graziassi, graziaste, graziasti, graziabile, graziabili, graziarono, graziavamo, graziavano, graziavate, graziassero, graziassimo.
Finiscono con "grazia": aggrazia, ingrazia, disgrazia, ringrazia, buonagrazia.
Contengono "grazia": aggraziai, ingraziai, sgraziata, sgraziate, sgraziati, sgraziato, aggraziamo, aggraziano, aggraziare, aggraziata, aggraziate, aggraziati, aggraziato, aggraziava, aggraziavi, aggraziavo, ingraziamo, ingraziano, ingraziare, ingraziata, ingraziate, ingraziati, ingraziato, ingraziava, ingraziavi, ingraziavo, ringraziai, aggraziammo, aggraziando, aggraziante, ...
»» Vedi parole che contengono grazia per la lista completa
Parole contenute in "grazia"
zia, grazi. Contenute all'inverso: zar.
Incastri
Inserito nella parola agi dà AGgraziaI; in sta dà SgraziaTA; in sto dà SgraziaTO; in agre dà AGgraziaRE; in inno dà INgraziaNO; in dista dà DISgraziaTA; in disti dà DISgraziaTI; in disto dà DISgraziaTO; in invano dà INgraziaVANO.
Lucchetti
Scartando le parti in comune (in coda e poi in capo), "grazia" si può ottenere dalle seguenti coppie: grati/tizia, gravi/vizia.
Usando "grazia" (*) si possono ottenere i seguenti risultati: pigra * = pizia; sagra * = sazia; * ano = grazino; * aera = grazierà; * aero = grazierò; * aerai = grazierai; * aerei = grazierei.
Lucchetti Riflessi
Usando "grazia" (*) si possono ottenere i seguenti risultati: * aizzino = grazino; * aizziamo = graziamo; * aizziate = graziate.
Lucchetti Alterni
Usando "grazia" (*) si possono ottenere i seguenti risultati: * tizia = grati; * vizia = gravi; pizia * = pigra; agà * = aggrazi; * anoa = graziano; * area = graziare; * atea = graziate.
Sciarade incatenate
La parola "grazia" si può ottenere (usando una volta sola la parte uguale) da: grazi+zia.
Intarsi e sciarade alterne
Intrecciando le lettere di "grazia" (*) con un'altra parola si può ottenere: * eri = grazierai.

Definizioni da Dizionari Storici

Vocabolario dei sinonimi della lingua italiana del 1884
Amnistia, Grazia, Perdono, Assoluzione, Indulto - L'Amnistia è cosa tutta politica e si fa dal capo del Governo, il quale dichiara, per via di essa, che dimentica tutto ciò che è stato fatto, o contro la persona sua, o contro l'ordine pubblico. La Grazia è l'atto con cui il capo dello Stato libera dalla pena, o da una parte della pena, colui che fu condannato. L'Assoluzione è quando un tribunale dichiara che uno, accusato o processato per alcun delitto, è innocente, e però lo manda libero; per i cattolici è l'atto e le parole con le quali il confessore proscioglie il penitente dai peccati che gli ha confessato. Perdono è il rimettere spontaneamente l'offesa fattaci, il fallo commesso; ma comprende in sè l'idea di tutte le altre voci notate. L'Indulto è atto d'indulgenza in rimettere alcuna cosa della legge, dell'obbligo; ha senso ecclesiastico; e si usa specialmente parlando del digiuno quaresimale. [immagine]
Grazia, Favore - La Grazia è benefizio conceduto a chi non ci ha un diritto rigoroso. - Il Favore è benefizio a colui che si ama, si predilige, per desiderio di fare ciò che a lui è caro, o per sodisfare a una sua domanda di cosa da non poterla avere per diritto. [immagine]
Avvenenza, Bellezza, Grazia, Leggiadria, Attrattiva - Avvenenza è Convenienza aggradevole delle parti e degli atti di una persona. - Bellezza è generico, e si riferisce a persona e ad ogni opera d'arte, e ad animali: essa sta nella proporzione e nell'ordine delle parti, ed anche nel colorito, per modo che guardando, desti in noi un sentimento di piacere e di diletto. Ha molto del relativo, secondo l'idea del bello che ciascuno ha nella mente, e quindi procede la gran varietà di giudizii. - Grazia, significa, più che altro, l'acconcezza dei modi e delle parole, mista a piacevolezza e brio, ma senza verun eccesso. - Leggiadrìa è la parte estrinseca della bellezza. - Le Attrattive sono quelle doti e qualità di una persona, anche non bella, per le quali altri si sente volto ad amarla. Per alcuni, a modo di esempio, è un'attrattiva i capelli brinati in una donna. Nel fatto delle Attrattive c'è molto e molto del relativo; e ciò che dispiace ad uno, può essere un'attrattiva per un altro. [immagine]
Bellezza, Leggiadria, Vaghezza, Grazia, Venustà - Anche qui parla il Grassi; il suo articolo è lungo, e non in tutto adattato al disegno nostro; ma è così bello e così vero che non posso lasciarlo.

«La Bellezza non è altro che una ordinata concordia e quasi un'armonia occultamente risultante dalla composizione, unione e connessione di più membri diversi, e diversamente da sè e in sè, e secondo la loro propria qualità e bisogno, ben proporzionati e in certo modo belli, i quali, prima che alla conformazione d'un corpo si uniscano, sono tra loro differenti e discrepanti (1).

«La Leggiadria (stando sempre all'uomo, anzi più particolarmente alla donna), vien definita dallo stesso Firenzuola in questi termini:

«La Leggiadria non è altro che una osservanza di una tacita legge data e promulgata dalla natura nel muovere, portare, adoperare così tutta la persona insieme, come le membra particolari, con grazia, con modestia, con gentilezza, con misura, con garbo; in guisa che nessun movimento, nessun'azione sia senza regola, senza misura o senza disegno.»

«Quindi è che la Leggiadria dà l'attrattiva alla Bellezza, la quale per sè non ne ha abbastanza (2)

«La grazia, prosegue il Firenzuola, non è altro che uno splendore, il quale si eccita per occulta via da una certa particolar unione di alcuni membri, che noi non sappiamo dire: ei son questi, e' son quelli insieme con ogni consumata bellezza, ovvero perfezione, accozzati e ristretti, e accomodati insieme: il quale splendore si getta agli occhi nostri con tanta lor diligenza, con tanto soddisfacimento del cuore e contento della mente, che subito è lor forza volgere il nostro desio a quei dolci raggi tacitamente .... E chiamasi grazia, perciocchè ella fa grata e cara la persona, in cui risplende questo raggio, questa occulta proporzione si diffonde.»

«Vaghezza è da Vago, e questo nome, secondo il Firenzuola, significa tre cose: la prima, Movimento da luogo a luogo, come ben mostra il Petrarca:

Riduci i pensier vaghi a miglior loco.

«La seconda, Desiderio; come è appresso il medesimo:

Io son sì vago di mirar costei.

«La terza, Bello. Il Petrarca pure:

Gli atti vaghi e gli angelici costumi.

Dal primo significato, cioè Movimento, ne è tratto Vagabondo; e da Vagabondo, che è quel medesimo che Vago, ne è tratto il secondo, cioè desideroso; perciocchè una cosa che è in moto e va vagando or quinci or quindi, par che accenda di sè maggior desiderio in altrui, che una che stia ferma e la quale noi possiam vedere a posta nostra. E con ciò sia che paja necessario, che tutte quelle cose noi desideriamo, noi le amiamo; e non si potendo amar cosa, che non sia, o non ci paja, bella, però ha ottenuto l'uso del comune parlare, che Vago significa Bello, e Vaghezza, Bellezza; ma in questo modo particolare nondimeno, che Vaghezza significhi quella Bellezza, che ha in sè tutte quelle parti per le quali chiunque la mira, forza gli è che ne divenga vago, cioè desideroso, e divenutone desideroso, per cercarla e per fruirla, stia sempre in moto col cuore, in viaggio co' pensieri e colla mente, divien vagabondo.

«E' dunque Vaghezza una beltà attrattiva, inducente di sè desiderio di contemplarla e di fruirla.

«Tanto importa la dignità nell'uomo, quanto la Venustà nelle donne. Perciocchè la dignità nell'uomo non è altro che un aspetto pieno di riverenza e di ammirazione; la Venustà adunque nella donna sarà uno aspetto nobile, casto, virtuoso, riverendo, ammirando e in ogni suo movimento pieno d'una modesta grandezza.

«Di fatto, per quanto vaga, leggiadra e bella possa essere una donna scostumata, essa non può più aver vanto di venustà, che sta propriamente nella femminil dignità, che è la modestia, e procede da quella Venere celeste che gli antichi dissero madre di tutte le virtù.

«Alcuni di questi nomi si adoperano pure nelle cose delle belle arti, ed hanno in questo caso diversa, ma non opposta definizione: e Bellezza chiamasi comunemente dagli artisti la giusta e squisita proporzione delle parti e dei colori.

«La Grazia, dicono i pittori e gli scultori, sta nella movenza, ed è quella piacevolezza di movimento, la quale accresce la bellezza, ed alle volte è più gradita. Si considera nel soave moto di tutto il viso, ed anche negli occhi e nella bocca, nel favellare e nel ridere, nel moto delle mani e d'altre membra, e finalmente nella persona tutta, che soavemente atteggi senza stiracchiamento o affettazione.

«Leggiadria è un certo portamento della persona rappresentata in pittura così leggiero ed agile, ch'e' pare che ella si muova, e quasi non abbia peso, ma leggerissimamente si sostenti: è proprio della gioventù.

«Bellezza è generico, e si dice di ogni cosa che abbia concordia e buona proporzione di parti.

«Leggiadrìa, grazia, e vaghezza possono stare senza la bellezza, ma non la venustà, che è sua compagna.

«La leggiadrìa risplende particolarmente nel movimento, la grazia negli atti, la venustà nel contegno.

«La vaghezza è piuttosto fuori della persona, è qualità estrinseca, la quale è piuttosto nel desiderio eccitato in altri.

«Lasciando de' loro inimitabili pregi, troverai la leggiadria e la vaghezza nell'Ariosto; nel Tasso la grazia e la venustà; la bellezza in tutti e due.

«Vaghezza di colori usa il Vasari, e Vago chiamano i pittori un quadro, il merito principale del quale sia nel colorito che alletta i più.

«La Leggiadria e la Grazia, parlando d'atti e di movimenti, pare che differiscano particolarmente in questo, che la Leggiadria è più vivace, la Grazia più riposata. La Grazia sfugge ogni sforzo, ogni affettazione; la Leggiadria rende talvolta amabili l'uno e l'altro.»

(1) «Comecchè malagevolmente esprimere appunto si possa, che cosa bellezza sia, nondimeno .... voglio che sappi, che dove ha convenevole misura fra le parti verso di sè, e fra le parti e 'l tutto, quivi è la bellezza; e quella cosa veramente bella si può chiamare, in cui la detta misura si trova .... vuole essere la bellezza uno quanto si può il più.» (Casa, Galateo, cap. 26). - «La bellezza non è altro che una grazia, che di proporzione e di convenienza nasce e d'armonia nelle cose; la quale, quanto più è perfetta nei suoi soggetti, tanto più amabili essere ce gli fa e più vaghi; ed è accidente negli uomini non meno dell'animo che del corpo.» (Bembo, Asolani, libro 3).

(2) «Non è altro leggiadrìa, che una cotale quasi luce che risplende dalla convenevolezza delle cose, che sono ben composte e ben divisate l'una coll'altra e tutte insieme: senza la qual misura .... la bellezza non è piacevole.» (Galateo, cap. 28). [immagine]
Dizionario dei sinonimi - Zecchini del 1860
In grazia, Per cagione, Per - Ciò che si fa per uno, non si farebbe per un altro: mangiare per vivere, non vivere per mangiare: per, indica motivo o cagione diretta: per cagione dice motivo efficiente; in grazia, motivo determinante: per cagion vostra sono in questo stato; in grazia del tale ne fui sollevato: la cagione ha agito direttamente; la grazia, indirettamente o mediatamente: per cagione ha senso e suono di rimprovero; in grazia, più di ringraziamento; ma talvolta anche d'ironia: in grazia del tale m'ho lasciata sfuggire di mano la fortuna. [immagine]
Grazia, Favore, Piacere, Benefizio, Buon uffizio, Servigio, Cortesia, Amorevolezza - Grazia è dono o perdono; favore è moto di preferenza, è atto di predilezione; piacere è atto o fatto che piace o che giova altrui: un proverbio dice che non si può far piacere altrui senza incomodo proprio; ed è vero quasi sempre: ciò dà maggior pregio al piacere fatto. Benefizio esprime un bene fatto attivamente ed efficacemente; la grazia può essere beneficio negativo, cioè condono di pena o di multa; il favore può stare circoscritto nell'opinione o nel buon volere; il piacere può essere di parole soltanto e poi atto di compiacenza, ma il benefizio è atto e fatto a pro d'altrui. Buon uffizio fa chi dice bene di un tale. chi ben dispone l'animo degli altri a pro di lui, o ne combatte le contrarie prevenzioni; buon uffizio chi raccomanda, chi parcamente loda, chi dà una mano a salire colà dove da soli non si potrebbe riuscire; il buon uffizio direbbesi un piccolo benefizio; ma riesce talvolta un benefizio grandissimo. Servigio si rende altrui o per generoso animo, o per mercede; e qui si vede quanto il movente a quest'atto ne cambi la significazione e l'aspetto: anco un gran signore fa non lieve servigio a un povero diavolo se lo toglie da un impiccio, o se gli fa avere per mezzo suo un tozzo di pane. La cortesia è atto gentile che parte dal cuore, e al cuore va dritto: le cortesie fra amici son atti di dovere troppo universalmente sentiti per farne qui menzione: ma usar cortesia a chi non si conosce è quel tratto che caratterizza l'animo nobile e civile. L'amorevolezza non è atto, ma in atti si dimostra: è sentimento di cuore ben fatto; è la disposizione a quell'universale amore che abbracciar dovrebbe e stringere gli uomini tutti, se, più che nol sono, fossero convinti di essere veramente fratelli. [immagine]
Garbo, Grazia, Graziosità, Leggiadria, Gentilezza, Cortesia - Il garbo è una specie di grazia. Uomo, donna di garbo è quello o quella che fanno le cose a modo, con aggiustatezza e bella maniera; direi che il garbo sta nelle circostanze di modo con cui si accompagna la cosa; la grazia invece è personale di chi la fa; persona che è per altro tutta grazia vi fa uno sgarbo, volendo o non; un'altra che farà con bella grazia un complimento, una riverenza, non sa fare con garbo gli onori di casa sua: nel garbo adunque ci va più riflessione, più giudizio, è la grazia che possono avere le persone già avanzate in età; poichè la vera grazia, fare il grazioso, muoversi, ridere, fare sciocchezze perfino con grazia è proprio della prima giovinezza. «Il garbo, bene il Tommaseo, viene da certa pratica, da certa compostezza. La grazia è nativa, spontanea, vivace». Leggiadria è grazia unita a bellezza: la bellezza stupida non si dirà leggiadra; nè tanto meno la grazia in corpo mal fatto. La leggiadria è propria delle forme; la grazia, de' moti; il garbo, de' modi. La gentilezza è la grazia dell'animo; la cortesia, la grazia del cuore; la gentilezza è promettente; la cortesia, generosa. Una signora di molto spirito mi diceva d'un personaggio alto locato e perciò potente: «ei riceve e parla così gentilmente, che quantunque non v'accordi ciò che gli chiedete, partite da lui soddisfatti»; ei non era cortese certamente, perchè non dava, ma superlativamente gentile. Graziosità, voce d'uso e dello stile famigliare che vale, grazia cortese; il Tommaseo la dice affine a gentilezza; a me pare più affine a cortesia; farsi delle graziosità fra vicini è un prestarsi dei piccoli servigi: una vera graziosità deve consistere più in un favore che in una mera gentilezza. [immagine]
Sgraziato, Senza grazia, Sgarbato - Sgraziato, propriamente chi non ha fortuna, come a dire chi non è nelle grazie di essa, non gode de' suoi favori. Senza grazia è chi non ha scioltezza nelle maniere, a proposito ne' detti, negli atti, chi è goffo o almeno insulso. Sgarbato è più; chi è senza grazia non farà bene le cose, cioè con quel modo prestante che le rende accette, ma non fa male veramente: chi è sgarbato, offende sovente, e qui è male reale. [immagine]
Grazia, Amnistia, Assoluzione, Perdono, Misericordia, Mercè, Remissione, Indulto, Perdonanza, Venia - Nel far la grazia si considera quella tal colpa o delitto; dunque ogni colpa può essere oggetto d'una grazia particolare, poi la grazia può essere intera, parziale, condizionata: a chi fu condannato alla pena capitale, il sovrano può far grazia della vita e commutare la pena nella prigionia, nella galera o nell'esilio. Il perdono è più universale, più intero; chi veramente perdona deve dimenticare l'offesa e condonare la pena che l'offensore avrebbe incorsa: far grazia è atto umano benchè grande; perdonare, sovrumano direbbesi. La misericordia è fonte delle grazie, del perdono, perciò la vera misericordia non trovasi che in Dio, ed è parola di significato pressochè ascetico: adoperato umanamente ha dell'iperbole: la misericordia più eccellente che l'uomo sappia fare è la carità. L'uomo implora misericordia, domanda mercè negli estremi dolori e pericoli: quest'ultima voce la direi piuttosto interiezione che nome. Amnistia è grazia fatta a molti; perdono generale per delitti ordinariamente politici. L'assoluzione dei peccati è compartita dal confessore per facoltà datagli da Gesù Cristo e in nome del Padre, del Figliuolo e dello Spirito Santo. La remissione meglio riflette la pena o il debito che non la colpa: la colpa si assolve; il fallo, l'offesa si perdona, ma resta il debito di risarcire il danno, o l'obbligo di scontare la pena se non vengono sì l'uno che l'altra generosamente rimessi: onde la remissione che è condono della pena o del debito, è il compimento dell'assoluzione e del perdono. Indulto da indulgenza, indica una rimessione dalla severità voluta dalla legge o dalla sentenza: l'indulto perdona i falli leggeri, rimette le pene o i debiti meno gravi, e commuta in più leggeri e sopportabili i più gravi o gravissimi. Perdonanza pare che dica un perdono più generale e solenne; ma è voce pressochè fuori d'uso. Venia è latinismo; il da veniam parmi uguale al pardon! de' Francesi, detto e ripetuto ogni tratto per cose che di perdono non abbisognano assolutamente. [immagine]
Dizionario delle invenzioni, origini e scoperte del 1850
Grazia (in affari criminali) - Attualmente spetta al sovrano il far grazia a un deliquente, ma in antico in Francia alcuni grandi ufficiali della corona e parecchi signori godevano di questo diritto. [immagine]
Grazia della Santa Sede Apostolica (Per la) - Questa espressione vescovile non passò in formula che nel secolo XIII. Gerardo arcivescovo di Nicosia se ne valse nel 1298, e si crede ch'egli sia stato il primo. [immagine]
Grazia di Dio (Per la) - Questa formula, che si trova nella maggior parte delle iscrizioni delle potenze tanto laiche che ecclesiastiche, è una espressione meramente religiosa, e che non fu esclusivamente riserbata ai sovrani in segno della loro indipendenza come hanno creduto alcuni dotti. [immagine]
Navigazione
Parole in ordine alfabetico: gravosità, gravoso, gravucce, gravucci, gravuccia, gravuccio, grazi « grazia » graziabile, graziabili, graziai, graziammo, graziamo, graziando, graziano
Parole di sei lettere: grattò, gratto, gravai « grazia » grazie, grazio, graziò
Vocabolario inverso (per trovare le rime): cleptocrazia, aristocrazia, furbettocrazia, autocrazia, plutocrazia, demoplutocrazia, cerazia « grazia (aizarg) » buonagrazia, aggrazia, ingrazia, ringrazia, disgrazia, strazia, sazia
Indice parole che: iniziano con G, con GR, parole che iniziano con GRA, finiscono con A

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